Gli impianti di riscaldamento autonomo, oltre a essere meno inquinanti, consentono di contenere le spese, ecco qualche consiglio su come distaccarsi dal riscaldamento centralizzato. Ogni singolo utente, infatti, ha la possibilità di gestire, in proprio, il riscaldamento evitando sprechi inutili, sia in termini di energia, che di denaro. Al proprietario di un immobile dotato di riscaldamento autonomo, chiaramente, spetta l’onere, una volta all’anno, di effettuare un controllo da personale specializzato. La verifica dei fumi e del corretto funzionamento della canna fumaria, invece, va eseguita ogni 2 anni.

Dal 2013 il distacco dal riscaldamento centralizzato è diventato più semplice. Non è più necessaria, infatti, l’autorizzazione dell’assemblea condominiale, che pure deve esserne messa a conoscenza. La rinuncia da parte del condomino all’utilizzo dell’impianto centralizzato, tuttavia, non deve comportare né un aggravio di spesa per gli altri utenti, né uno squilibrio termico all’interno dell’edificio. Ciò vuol dire che il condomino distaccante è tenuto a dimostrare che dalla sua rinuncia non deriveranno né aumenti di spese per gli altri condòmini, né uno squilibrio termico, pregiudizievole per la regolare erogazione del servizio. Per questo motivo, deve rivolgersi a un tecnico abilitato e specializzato, il quale deve redigere un’apposita perizia in cui siano indicati, oltre all’assenza di potenziali alterazioni negative, i consumi effettivi dell’impianto e quelli ipotizzati dopo il distacco.

Per il condomino che intende distaccarsi dal riscaldamento centralizzato, resta inoltre l’obbligo di partecipare alle spese per la manutenzione straordinaria della caldaia comune, per la sua conservazione e messa a norma (non paga le spese di consumo). In ogni momento, tuttavia, può tornare a utilizzarla.